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An Qibang e la Scuola dell’Immaginazione Orientale

Pubblicato il: 19 Luglio 2025

Di: Hervé Lancelin

Categoria: Critica d’arte

Tempo di lettura: 12 minuti

An Qibang sviluppa una pittura ibrida unica che combina pigmenti tradizionali cinesi e tecniche occidentali. Formato da He Haixia della Scuola di Chang’an, questo artista contemporaneo crea opere che dialogano tra culture orientali e occidentali, stabilendo nuovi codici pittorici per l’arte contemporanea cinese internazionale.

Ascoltatemi bene, banda di snob, è tempo di riconoscere che ci troviamo di fronte a un artista che ha fatto ciò che pochi osano anche solo immaginare: riconciliare l’Oriente e l’Occidente senza cadere nel pittoresco o nell’esotismo da bazar. An Qibang, nato nel 1956 a Changwu nello Shaanxi, incarna questa rara figura di artista che ha saputo navigare tra le tradizioni millenarie cinesi e le avanguardie occidentali per creare un linguaggio pittorico veramente ibrido.

Il suo percorso inizia nella povertà e nell’avversità. Costretto molto giovane a lasciare la sua regione natale per sopravvivere, si dedica prima al commercio di gioielli prima di rivolgersi all’artigianato. Questa esperienza del mondo materiale, lungi dall’essere aneddotica, forgia una comprensione tattile della bellezza che si ritroverà più tardi nelle sue tele. Perché An Qibang non è un teorico dell’arte: è un uomo che ha toccato la pietra, lavorato il giada, compreso la resistenza dei materiali.

La sua formazione artistica affonda le radici nell’insegnamento di He Haixia [1], quel maestro paesaggista che fu allievo di Zhang Daqian e uno dei fondatori della Scuola di Chang’an. Questa filiazione non è fortuita: inscrive An Qibang in una linea che ha sempre cercato di rinnovare la pittura cinese attraverso l’osservazione diretta della natura e l’innovazione tecnica. He Haixia, capace di dipingere più di duecento tipi di alberi diversi, aveva quella capacità di osservazione minuziosa del reale che caratterizzerà più tardi il suo allievo.

La Scuola di Chang’an e la formazione di una sensibilità

La Scuola di Chang’an, movimento artistico nato negli anni ’60 sotto l’impulso di He Haixia e dei suoi confratelli, propugnava un ritorno alle fonti della pittura di paesaggio cinese pur integrando le lezioni della modernità. Questa scuola, a differenza dei movimenti artistici occidentali della stessa epoca, non rompeva con la tradizione: la reinventava. An Qibang eredita questo approccio dialettico che consiste nell’attingere dall’antico per creare del nuovo.

L’influenza di He Haixia si percepisce nel modo in cui An Qibang affronta la rappresentazione della natura. I suoi primi lavori, ancorati alla tradizione del shanshui, rivelano già una sensibilità particolare agli effetti di luce e alle variazioni cromatiche. Il paesaggio “Shan Shui” del 2018 testimonia questa maestria tecnica ereditata dalla Scuola di Chang’an: la composizione rispetta i codici tradizionali del primo piano, del piano medio e dello sfondo, ma la tavolozza cromatica rivela un’audacia che supera le convenzioni.

Questa formazione iniziale spiega perché An Qibang non cadrà mai nella trappola dell’occidentalizzazione superficiale. Quando scopre l’arte occidentale, non la imita: la interroga dalla sua propria cultura. Questa postura intellettuale, rara tra gli artisti cinesi della sua generazione, gli permette di sviluppare ciò che lui stesso chiama la Scuola dell’Immaginazione Orientale.

La Scuola di Chang’an aveva come principio fondamentale che l’arte deve essere radicata nell’esperienza diretta del paesaggio cinese. An Qibang (安奇幇) estende questa riflessione applicandola alla condizione dell’artista contemporaneo: come dipingere quando si è viaggiato, quando si è visto l’arte occidentale, quando si è vissuti in un mondo globalizzato? La sua risposta è notevole per la sua sofisticazione: non si tratta di scegliere tra tradizione e modernità, ma di creare una sintesi che onori entrambe.

Questa sintesi si manifesta nella sua tecnica pittorica. An Qibang utilizza i pigmenti tradizionali cinesi in composizioni che prendono in prestito le strutture della pittura a olio occidentale. Questa innovazione tecnica, lungi dall’essere puramente formale, traduce una visione del mondo che riconcilia i contrari. In “Autunno Dorato” (2019), la costruzione dello spazio prende in prestito la prospettiva occidentale, ma la qualità della luce e la fluidità delle forme appartengono all’estetica cinese.

La Scuola di Chang’an aveva anche la caratteristica di privilegiare l’emozione rispetto alla pura virtuosità tecnica. An Qibang eredita questo approccio nel suo modo di trattare il colore. Le sue tele vibrano di un’energia che va oltre la semplice padronanza del mestiere. Quando dipinge “La Canzone della Primavera” (2020), non descrive solo un paesaggio: trasporta in termini pittorici l’esperienza sensibile del rinnovamento naturale.

Questo approccio emozionale alla pittura spiega perché An Qibang riesce a evitare il pericolo del pastiche. Le sue opere non sono mai esercizi di stile: portano la traccia di un’esperienza vissuta, di una sensibilità formata da anni di osservazione e pratica. La Scuola di Chang’an gli ha insegnato che la tecnica deve servire l’espressione, e non il contrario.

Il teatro kabuki e l’arte della metamorfosi

Se la Scuola di Chang’an fornisce ad An Qibang le basi tecniche e filosofiche della sua arte, è nella sua scoperta del teatro kabuki che si rivela la sua comprensione profonda della teatralità intrinseca a qualsiasi creazione artistica. Questo incontro, che avviene durante i suoi viaggi in Giappone, trasforma radicalmente la sua concezione dell’immagine e della rappresentazione.

Il kabuki, arte totale che associa danza, musica, canto e arti visive, si basa sul principio della stilizzazione estrema. Ogni gesto, ogni trucco, ogni costume fa parte di un codice rigoroso che trasforma la realtà in spettacolo. Questa estetica della metamorfosi trova un’eco profonda nella sensibilità di An Qibang, che comprende che la pittura non deve riprodurre il mondo ma trasfigurarlo.

Nelle sue opere del periodo 2018-2020, osserviamo questa influenza del kabuki nel trattamento della figura umana. “La Scala” (2018) rivela personaggi che sembrano emergere da un mondo teatrale dove le convenzioni realistiche sono abolite. Questi personaggi, trattati con una gestualità ampia e stilizzata, evocano gli attori di kabuki nella loro capacità di esprimere l’emozione attraverso l’amplificazione del gesto.

Il kabuki insegna anche che la bellezza nasce dalla tensione tra la moderazione e l’espressione. Questa lezione si ritrova nel modo in cui An Qibang struttura le sue composizioni. I suoi paesaggi più riusciti, come “Al Bordo dello Stagno” (2018), alternano zone di grande intensità cromatica e spazi di riposo visivo. Questa alternanza ritmica, caratteristica del kabuki, conferisce alle sue tele una dimensione musicale che va oltre la semplice rappresentazione.

L’arte del kabuki rivela anche ad An Qibang l’importanza del processo creativo. Nel teatro tradizionale giapponese, la preparazione dell’attore, il suo trucco, la sua trasformazione progressiva in personaggio, costituiscono uno spettacolo a sé stante. An Qibang trasporta questo approccio nella sua pittura sviluppando una tecnica per sovrapposizione di strati che trasforma progressivamente la tela in opera d’arte.

Questa tecnica, che applica particolarmente nelle sue opere astratte, rivela l’influenza del kabuki nella sua concezione del tempo creativo. Ogni strato di pittura corrisponde a un momento della creazione, e la tela finale porta la traccia di tutte queste fasi. “Devozione” (2019) illustra perfettamente questo approccio: l’opera finale risulta da un accumulo di gesti pittorici che trasformano progressivamente la superficie in uno spazio drammatico.

Il kabuki insegna infine che la vera arte nasce dalla padronanza delle convenzioni e dal loro simultaneo superamento. An Qibang applica questa lezione nel suo modo di affrontare i generi pittorici. I suoi paesaggi rispettano i codici della pittura tradizionale cinese pur subvertendoli con l’introduzione di elementi cromatici e compositivi presi in prestito dall’arte occidentale.

Questa comprensione del kabuki spiega perché An Qibang riesce a creare opere che sono sia profondamente cinesi che universalmente comprensibili. Come l’attore di kabuki che utilizza codici culturali specifici per esprimere emozioni universali, An Qibang impiega il linguaggio pittorico della sua cultura per parlare a tutti i pubblici.

L’arte di An Qibang: tra figurazione e astrazione

L’opera di An Qibang è caratterizzata da una ricerca costante di equilibrio tra figurazione e astrazione, testimonianza di una maturità artistica che rifiuta le facilitazioni dell’epoca. Le sue tele più compiute, come “Aquila del Ghiacciaio” che gli vale una medaglia d’oro in Giappone, rivelano un artista capace di navigare tra i codici della rappresentazione tradizionale e le esigenze dell’arte contemporanea.

Questa capacità di sintesi si manifesta innanzitutto nella sua tecnica pittorica. An Qibang sviluppa un approccio che consiste nell’utilizzare i pigmenti tradizionali cinesi in composizioni che prendono in prestito le strutture della pittura a olio occidentale. Questa innovazione, lungi dall’essere puramente formale, traduce una visione del mondo che riconcilia i contrari senza opporli.

“Prateria di Primavera” illustra perfettamente questo approccio. L’opera prende in prestito dalla tradizione cinese la sua fluidità e la sua capacità evocativa, ma la costruzione dello spazio e il trattamento della luce rivelano una conoscenza approfondita della pittura occidentale. Il risultato supera le influenze per creare un linguaggio pittorico autonomo.

Questa autonomia si manifesta anche nel suo modo di affrontare il colore. An Qibang sviluppa una tavolozza che attinge dalle tradizioni cromatiche cinesi pur integrando gli acquisti dell’impressionismo occidentale. “In Attesa della Primavera” testimonia questa maestria: i verdi e le ocra si organizzano secondo una logica che evoca i lavaggi tradizionali, ma la loro intensità e la loro interazione creano effetti di profondità che rientrano nell’arte occidentale.

L’artista comprende che l’arte contemporanea esige una posizione critica di fronte alle eredità. Le sue opere più astratte, come “Sogno” (2018), rivelano un artista che interroga i limiti della rappresentazione senza mai cadere nell’astrazione gratuita. Ogni forma, ogni colore, ogni gesto pittorico conserva un legame con l’esperienza sensibile del mondo.

Questo approccio critico si manifesta nella sua serie di opere su carta dove integra elementi calligrafici nelle sue composizioni pittoriche. Queste opere, che associano scrittura e pittura secondo la tradizione cinese, rivelano un artista consapevole della dimensione letteraria della sua arte. La calligrafia oracolare, tecnica che sviluppa e che seduce fino al Royal College of Art, testimonia questa capacità di reinventare i codici tradizionali.

An Qibang rifiuta anche l’opposizione facile tra arte popolare e arte colta. Le sue opere più accessibili, come “Paradiso”, conservano una sofisticazione tecnica che rivela anni di formazione e riflessione. Questa capacità di conciliare esigenza artistica e comunicazione con il pubblico testimonia una maturità che manca a molti artisti contemporanei.

Le sue composizioni più ambiziose, come “Dall’Acqua all’Autunno” (2018), rivelano un artista che comprende che la pittura contemporanea deve affrontare la questione dell’immagine in un mondo saturo di rappresentazioni. La sua risposta consiste nel creare opere che offrono un’esperienza visiva irriducibile alla riproduzione fotografica o digitale.

Questa irriducibilità nasce dalla sua maestria degli effetti di materia e texture. An Qibang sviluppa una tecnica che sfrutta le qualità tattili della pittura per creare superfici che cambiano a seconda dell’illuminazione e dell’angolo di osservazione. Questa attenzione alla materialità dell’opera testimonia una concezione dell’arte che privilegia l’esperienza diretta sulla riproduzione.

Riconoscimento internazionale e posizionamento critico

Il riconoscimento internazionale di An Qibang solleva domande fondamentali sulla ricezione dell’arte cinese contemporanea in Occidente. Le sue mostre al Louvre, le acquisizioni delle sue opere da parte della famiglia reale britannica, la sua medaglia conferita dalla famiglia reale thailandese, testimoniano una ricezione che va oltre le divisioni geografiche e culturali.

Questo riconoscimento non è dovuto al caso o alla moda. Rivela un artista che ha saputo creare un linguaggio pittorico capace di dialogare con le tradizioni artistiche occidentali senza rinnegare le proprie fonti. Il fatto che Re Carlo III abbia personalmente acquisito opere di An Qibang testimonia questa capacità di sedurre amanti dell’arte formati nella tradizione occidentale.

La pubblicazione di “Melodia del Pensiero” [2] da parte di Xlibris, una delle più importanti case editrici americane, conferma questo riconoscimento. Questa monografia, interamente redatta in inglese e diffusa globalmente, testimonia l’interesse crescente per un artista che propone un’alternativa all’arte occidentale dominante.

Questo riconoscimento, tuttavia, solleva domande critiche. An Qibang evita la trappola dell’esotismo? Le sue opere resistono alla tentazione di proporre un’immagine rassicurante dell’arte cinese? L’esame delle sue tele rivela un artista consapevole di questi pericoli e capace di evitarli grazie alla sofisticazione del suo approccio.

Le sue opere più recenti, come quelle presentate nella mostra “Melodia del Pensiero” all’Accademia Nazionale di Pittura della Cina nel 2022, rivelano un artista che assume pienamente la sua posizione di intermediario tra le culture. Questa posizione, lungi dall’essere comoda, lo obbliga a un’esigenza costante e a una rimessa in questione perpetua.

An Qibang comprende che l’arte contemporanea cinese deve affrontare la questione dell’universalità senza sacrificare la sua specificità. Le sue opere più riuscite riescono a creare questa sintesi difficile attingendo alle risorse della sua cultura d’origine per proporre soluzioni alle domande che si pone l’arte contemporanea.

Questo approccio spiega perché le sue opere trovano posto nelle collezioni internazionali più esigenti. Il Museo d’Arte Kanto in Giappone, le collezioni reali britanniche, le istituzioni thailandesi, riconoscono in An Qibang un artista che arricchisce il patrimonio artistico mondiale senza snaturarlo.

La sua posizione nel mercato dell’arte conferma questo riconoscimento. Classificato tra i primi venti artisti contemporanei dall’indice cinese Artron, regolarmente presentato nelle vendite all’asta di Poly, Hanhai e Rongbaozhai, An Qibang si impone come un valore sicuro del mercato dell’arte cinese contemporanea.

Questo successo commerciale potrebbe preoccupare, ma l’esame delle opere rivela un artista che rifiuta le facili vie. Le sue tele più quotate mantengono un rigore formale e concettuale che testimonia una rara integrità artistica. Il successo non corrompe l’arte di An Qibang: la conferma.

L’artista comprende infine che il riconoscimento internazionale implica delle responsabilità. Le sue azioni caritative, in particolare le sue donazioni durante l’epidemia di Covid-19, testimoniano una coscienza sociale che va oltre la semplice pratica artistica. Questa dimensione umanistica conferisce alla sua arte una profondità che spiega la sua ricezione favorevole.

Eredità e prospettive

An Qibang si impone oggi come una figura imprescindibile dell’arte cinese contemporanea, non per la provocazione o l’originalità a tutti i costi, ma per la profondità della sua riflessione e la qualità della sua realizzazione. La sua opera testimonia una rara capacità di assumere le contraddizioni della sua epoca senza risolverle con facilità.

La Scuola dell’Immagine Orientale che fonda e sviluppa propone una via alternativa agli stalli dell’arte contemporanea. Di fronte all’opposizione sterile tra tradizione e modernità, An Qibang propone una sintesi che onora entrambi i termini senza tradirli. Questo approccio dialettico apre nuove prospettive per l’arte cinese contemporanea.

I suoi studenti e discepoli, formati nei suoi atelier o ispirati dalle sue opere, iniziano a esplorare le vie che ha aperto. L’influenza del suo approccio si misura meno nell’imitazione del suo stile che nella nuova libertà che conferisce agli artisti cinesi di fronte ai modelli occidentali.

Questa influenza si manifesta anche nel rinnovato interesse per le tecniche miste e l’ibridazione delle pratiche. An Qibang ha dimostrato che è possibile creare un’arte autenticamente contemporanea attingendo alle risorse della propria cultura. Questa lezione va oltre il contesto cinese per ispirare tutti gli artisti alle prese con la questione dell’identità culturale.

Il futuro dirà se questa via rimane percorribile in un mondo artistico sempre più globalizzato. Ma l’opera di An Qibang testimonia già una possibilità: quella di creare un’arte universale senza sacrificare la sua specificità. Questa lezione, nel momento in cui l’arte contemporanea si interroga sui propri fondamenti, merita di essere meditata.

An Qibang ci ricorda che la vera arte nasce dalla tensione tra fedeltà e innovazione, tra radicamento e apertura. La sua opera, per la sua ricchezza e coerenza, testimonia questa verità eterna che ogni epoca deve riscoprire. In questo, onora tanto la tradizione quanto serve il futuro.


  1. China Daily, “Works by acclaimed painter on display”, 24 aprile 2018
  2. Xlibris Publishing, “Melody of Thought”, 2020
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Riferimento/i

AN Qibang (1956)
Nome: Qibang
Cognome: AN
Altri nome/i:

  • 安奇幇 (Cinese semplificato)

Genere: Maschio
Nazionalità:

  • Cina

Età: 69 anni (2025)

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