Ascoltatemi bene, banda di snob. Vi parlerò di Xu Hualing, nata nel 1975 a Harbin, quell’artista che sconvolge le nostre certezze sulla pittura Gong Bi contemporanea con un’audacia che farebbe tremare i puristi dell’arte tradizionale cinese.
Se pensate che l’arte contemporanea cinese si riduca a pedisseque riproduzioni delle tecniche ancestrali, vi sbagliate. Xu Hualing trasforma questa tradizione millenaria in un’arma di massiccia sovversione. Nelle sue opere, in particolare nella serie “Heroine”, manipola i codici della pittura Gong Bi con una maestria che ci costringe a ripensare il nostro rapporto con la tradizione. L’apparente delicatezza dei suoi tratti nasconde una violenza concettuale che frantuma le nostre aspettative. Quando dipinge le sue eroine, non è per soddisfare un qualsivoglia desiderio di rappresentazione femminile convenzionale, ma per creare figure che sfidano le norme stabilite. Le sue donne non sono oggetti passivi di contemplazione, ma presenze che ci interpellano con un’intensità angosciante. Non posso fare a meno di pensare a quanto Simone de Beauvoir scriveva in “Il secondo sesso” sulla costruzione sociale del femminile; Xu Hualing decostruisce questi stereotipi con una precisione chirurgica.
La sua tecnica è di una sofisticazione che supera ogni comprensione. Usa la seta come supporto, non per un cieco rispetto della tradizione, ma come scelta deliberata per esplorare i limiti della materialità. Le trasparenze che crea non sono semplici effetti estetici, ma manifesti visivi sulla natura stessa della percezione. Walter Benjamin parlava dell’aura dell’opera d’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica; Xu Hualing crea una nuova forma di aura, dove la tradizione e la contemporaneità si fondono in una danza vertiginosa. Le sue figure sembrano fluttuare in uno spazio indefinito, creando quella che Gaston Bachelard avrebbe chiamato una “poetica dello spazio” risolutamente contemporanea.
La seconda caratteristica del suo lavoro risiede nella sua magistrale manipolazione del colore e della luce. Nella sua serie “Ruo Qing”, porta l’arte del degradé a vette inesplorate. Le tonalità pastello che utilizza non sono una scelta estetica facile, ma una dichiarazione filosofica sulla natura stessa della visibilità. Roland Barthes parlava del “punctum” in fotografia; Xu Hualing crea puncta pittorici che perforano la nostra coscienza come frecce silenziose. Le sue opere sono meditazioni visive sull’effimero, dove ogni sfumatura di colore diventa un argomento in un dibattito più ampio sulla natura della rappresentazione.
L’utilizzo che fa della fotografia nel suo processo creativo non è un semplice strumento tecnico, ma una riflessione profonda sulla natura dell’immagine nella nostra società contemporanea. Quando sovrappone i suoi dipinti meticolosi a elementi fotografici, non si limita a mescolare i media, ma crea una nuova sintassi visiva che trascende le categorie tradizionali. Susan Sontag avrebbe riconosciuto in questo lavoro una riflessione fondamentale sullo status dell’immagine nella nostra cultura visiva saturata.
Le sue composizioni, di una complessità vertiginosa, giocano con le nostre aspettative percettive. I capelli delle sue figure, dipinti con una precisione ossessiva, diventano metafore della complessità dell’identità contemporanea. Ogni ciocca è un filo in un arazzo più ampio che parla della condizione femminile, della tradizione e della modernità. Maurice Merleau-Ponty parlava della fenomenologia della percezione, le opere di Xu Hualing sono esercizi di fenomenologia pittorica che mettono in discussione il nostro stesso modo di vedere.
Il modo in cui tratta lo spazio nelle sue opere recenti è rivoluzionario. Eliminando i contorni tradizionali del Gong Bi, crea zone di transizione che sfidano la nostra consueta comprensione della forma. Questi spazi intermedi non sono vuoti, ma campi di tensione dove si svolge una battaglia silenziosa tra tradizione e innovazione. È quello che Gilles Deleuze avrebbe chiamato “spazi lisci”, zone di pura potenzialità dove le gerarchie tradizionali si dissolvono.
Il suo lavoro sulla serie “Between” porta ancora più avanti questa riflessione su spazio e forma. Le figure che presenta sembrano sospese in uno stato di transizione perpetua, come spettri che infestano i limiti tra materialità e immaterialità. Questo approccio ricorda ciò che Jacques Derrida diceva sulla “différance”: queste opere esistono in uno stato di differanza perpetua, rifiutando qualsiasi fissazione definitiva del significato.
I critici superficiali potrebbero vedere nel suo lavoro una semplice attualizzazione della tradizione Gong Bi. Si sbagliano di grosso. Ciò che Xu Hualing realizza è una ridefinizione radicale di ciò che può essere la pittura contemporanea cinese. Non si limita a modernizzare una tradizione, la fa esplodere dall’interno per liberare nuove possibilità espressive. Ognuna delle sue opere è un manifesto silenzioso che proclama la possibilità di un’arte che sia allo stesso tempo profondamente radicata nella tradizione e risolutamente rivolta al futuro.
Ciò che rende il suo lavoro così importante nel contesto attuale è che trascende le facili dicotomie tra Oriente e Occidente, tradizione e modernità. Crea un linguaggio visivo che parla alla nostra epoca mantenendo una profonda coscienza storica. La sua arte non è una fusione superficiale di stili, ma una sintesi profonda che apre nuove strade per la pittura contemporanea.
A tutti coloro che pensano che la pittura tradizionale cinese sia un’arte cristallizzata nel passato, dico: guardate il lavoro di Xu Hualing. Ci mostra che la tradizione non è un vincolo, ma un trampolino verso nuove forme di espressione. La sua opera è la prova vivente che l’arte contemporanea cinese non ha bisogno di imitare l’Occidente per essere rilevante, può attingere alle proprie radici per creare qualcosa di radicalmente nuovo.
















