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Tony Tafuro : Estetica della controcultura

Pubblicato il: 5 Agosto 2025

Di: Hervé Lancelin

Categoria: Critica d’arte

Tempo di lettura: 6 minuti

Tony Tafuro sviluppa un linguaggio visivo singolare che naviga tra fotografia documentaria, pittura gestuale e arte digitale. Questo artista newyorkese esplora i territori della controcultura per creare opere che interrogano i confini tra reale e finzione, permanenza ed effimero.

Ascoltatemi bene, banda di snob: Tony Tafuro non è il tipo di artista che vi aspettate nei vernissage soffusi di Chelsea. Questo nato a New York, laureato alla Parsons nel 2012, si fa strada attraverso i territori proibiti dell’arte contemporanea con la violenza controllata di uno skater che affronta una rampa. Fotografo diventato pittore, creatore di abiti dipinti a mano, artista digitale che inscrive le sue opere sulla blockchain Bitcoin, Tafuro incarna questa generazione di artisti che rifiuta di essere rinchiusa in una sola disciplina.

Il suo percorso artistico rivela una costante: l’esplorazione della liminalità tra reale e fittizio, tra documentazione e pura creazione [1]. Dai suoi primi lavori fotografici che documentano la cultura skate e metal underground fino alle sue recenti incursioni nei Bitcoin Ordinals venduti da Christie’s nell’aprile 2024, Tafuro sviluppa un linguaggio visivo che attinge all’iconografia della controcultura per creare un universo personale e coerente.

L’alchimia della distruzione creatrice: Nietzsche e la filosofia del caos

L’opera di Tony Tafuro trova radici filosofiche nel pensiero nietzschiano della distruzione creatrice. Questo approccio emerge particolarmente nella sua serie “Barrier Kult”, dove fotografa skater mascherati in un’estetica che richiama tanto i rituali satanici quanto la pura espressione corporea. Come Nietzsche affermava in “La nascita della tragedia”, l’arte nasce dalla tensione tra l’apollineo e il dionisiaco, tra ordine e caos [2].

Tafuro sembra aver interiorizzato questa dialettica fondamentale. Le sue opere oscillano costantemente tra struttura e destrutturazione, tra precisione documentaria e astrazione gestuale. Nel suo libro “Where Ya’ At”, che descrive come “catture analogiche della vita e della morte attraverso il mondo reale e digitale”, l’artista manifesta questa volontà nietzschiana di afferrare la totalità dell’esistenza umana, inclusi i suoi aspetti più oscuri e contraddittori.

L’influenza di Nietzsche si rivela anche nell’approccio che Tafuro ha sviluppato verso il valore artistico tradizionale. Il suo progetto “Ordinal Maxi Biz”, creato in collaborazione con ZK Shark, illustra perfettamente questa “trasvalutazione di tutti i valori” cara al filosofo tedesco. Incoraggiando la distruzione dei CryptoPunks per ottenere posti in lista d’attesa, Tafuro opera una critica radicale alle gerarchie stabilite nel mondo dell’arte digitale. Questo gesto iconoclasta ricorda la famosa formula nietzschiana secondo cui “bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.

La filosofia dell’eterno ritorno trova un’eco particolare nella pratica artistica di Tafuro. Le sue serie fotografiche rivisitano ossessivamente gli stessi temi, la violenza urbana, la marginalità, i rituali di gruppo, come se l’artista cercasse di esaurire le possibili variazioni di un dato motivo. Questa ripetizione compulsiva non è frutto di facilità, ma della volontà di scavare fino alle fondamenta esistenziali dei suoi soggetti.

L’estetica di Tafuro, con i suoi contrasti violenti tra luce e oscurità, le sue composizioni sbilanciate e i suoi inquadramenti brutali, materializza questa concezione nietzschiana dell’arte come forza vitale capace di giustificare l’esistenza. Ogni immagine sembra portare in sé questa “volontà di potenza” che trasforma la sofferenza in bellezza, il caos in forma artistica. Nelle sue opere recenti esposte alla Palo Gallery alla fine del 2022 sotto il titolo “Sword In Stone” [3], questa filosofia trova la sua espressione più compiuta: i colori intensi e i gesti espressivi testimoniano un’urgenza esistenziale che rifiuta ogni compromesso con la mediocrità borghese.

L’architettura dell’effimero: Costruire nell’instabilità

La seconda dimensione fondamentale dell’opera di Tafuro riguarda una concezione architettonica paradossale: come costruire la permanenza con materiali effimeri? Questa domanda attraversa l’intera sua produzione, dalle prime stampe fotografiche alle recenti iscrizioni su blockchain. L’artista sviluppa un approccio che prende in prestito i principi dell’architettura decostruttivista adattandoli alle specificità dell’arte contemporanea.

Le sue installazioni fotografiche e i suoi libri d’artista funzionano come architetture temporanee, spazi che lo spettatore attraversa mentalmente e fisicamente. La serie “Anonymous”, che documenta le manifestazioni del collettivo hacktivista, rivela questa sensibilità architettonica: Tafuro non si limita a documentare l’evento, ma costruisce uno spazio narrativo dove le maschere di Guy Fawkes diventano i pilastri di una cattedrale della resistenza.

Questo approccio architettonico si manifesta anche nella sua pratica editoriale. Tafuro ha pubblicato diversi libri con case editrici prestigiose come PowerHouse, ma anche con strutture indipendenti come S_U_N_ Editions. Questa diversità editoriale testimonia una profonda comprensione dei diversi “spazi” di diffusione dell’arte contemporanea. Ogni libro funziona come un edificio specifico, progettato per un pubblico e un contesto particolari.

L’architettura di Tafuro attinge ai codici dell’urbanismo selvaggio e dell’occupazione temporanea degli spazi. Le sue composizioni fotografiche organizzano lo spazio secondo principi che ricordano le tattiche della guerriglia urbana: occupazione rapida, impatto massimo, scomparsa. Questa estetica dell’effimero trova la sua logica conclusione nelle sue opere digitali iscritte su blockchain, dove la permanenza tecnologica si sposa con l’instabilità economica dei mercati dell’arte digitale.

La dimensione architettonica del suo lavoro si rivela particolarmente nella serie “NYC Gassholes”, dove realizza dei frottage dei tombini di New York. Queste opere trasformano l’infrastruttura sotterranea della città in materiale artistico, rivelando la bellezza nascosta delle fondamenta urbane. Con questo gesto semplice ma radicale, Tafuro opera un’inversione delle gerarchie spaziali: ciò che era invisibile diventa visibile, ciò che era funzionale diventa estetico.

I suoi dipinti recenti seguono questa logica architettonica giocando sulla sovrapposizione di strati pittorici. Come un architetto che rivela la struttura di un edificio, Tafuro lascia apparire le diverse fasi di creazione delle sue tele. Questa trasparenza del processo creativo trasforma ogni opera in una sezione architettonica, rivelando le stratificazioni temporali della sua concezione.

Il territorio dell’intervallo

Tony Tafuro è riuscito a creare un territorio artistico unico rifiutando i confini stabiliti tra le discipline. La sua pratica rivela una profonda comprensione delle mutazioni contemporanee dell’arte, dove la fotografia dialoga con la pittura, dove l’artigianato incontra la tecnologia blockchain, dove la cultura popolare nutre la riflessione estetica più esigente.

L’artista manipola i codici della controcultura, skate, punk, metal, hacktivismo, non per nostalgia o appropriazione superficiale, ma per rivelarne la carica poetica e politica. Le sue serie fotografiche documentano questi universi con la precisione di un etnologo, ma i suoi inquadramenti e le sue scelte estetiche rivelano una visione artistica che trasforma il documento in finzione, la testimonianza in creazione.

Questa capacità di navigare tra diversi registri estetici senza mai perdere la coerenza artistica costituisce la forza principale di Tafuro. Che lavori su tela, su tessuto, su carta o su blockchain, si riconosce immediatamente la sua impronta: questa tensione permanente tra controllo e abbandono, questa energia grezza canalizzata da un’intelligenza formale straordinaria.

Le sue recenti mostre a Tokyo e la sua partecipazione alle vendite di Christie’s [4] segnano una nuova tappa nella sua carriera. Tafuro riesce nella difficile impresa di far dialogare l’arte più contemporanea con le istituzioni più consolidate, senza mai rinnegare le sue origini underground. Questa posizione di equilibrista gli permette di occupare un posto unico nel panorama artistico attuale.

L’opera di Tony Tafuro ci confronta con un’evidenza: l’arte più vitale nasce sempre ai margini, in quegli spazi interstiziali dove le certezze vacillano e dove la sperimentazione diventa necessità. Rifiutando di scegliere tra tradizione e innovazione, tra artigianato e tecnologia, tra elitismo e cultura popolare, Tafuro inventa una nuova forma di radicalità artistica, perfettamente adatta alle contraddizioni della nostra epoca.

In un mondo dell’arte spesso paralizzato da accademismo o provocazioni gratuite, Tony Tafuro propone una terza via: quella dell’artista totale che assume pienamente i paradossi del suo tempo per farne la materia prima della sua creazione. Questo approccio, allo stesso tempo fresco, pragmatico e visionario, colloca già Tafuro tra le voci più promettenti della sua generazione.


  1. Jon Feinstein, “Comprendere la fotografia brillantemente “tutto-in-giro” di Anthony Tafuro”, Hafny, 2018
  2. Friedrich Nietzsche, Nascita della tragedia, tradotto da Philippe Lacoue-Labarthe, Parigi, Gallimard, 1977
  3. “Tony Tafuro – Sword In Stone”, Comunicato stampa, Palo Gallery, New York, novembre 2022
  4. Nicole Sales Giles, intervista con CoinDesk, aprile 2024, citato in “Perché la prima asta di iscrizioni Bitcoin di Christie’s è importante”
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Riferimento/i

Tony TAFURO (1989)
Nome: Tony
Cognome: TAFURO
Genere: Maschio
Nazionalità:

  • Stati Uniti

Età: 36 anni (2025)

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